Giorni 109-112 - The Last Four Days
Sono passati quattro anni da quando ho portato a termine Solo ALPS Project. Non avendo mai scritto le ultime pagine di diario degli ultimi giorni di cammino, ha fatto sì che qualche cosa rimesse in sospeso.
La felicità di essere arrivato a destinazione, l’euforia della conclusione di un progetto, ha messo in secondo piano il racconto che stavo scrivendo e raccontando a tutti voi.
In questi giorni è tornata in me la voglia di concludere definitivamente questo viaggio…forse per iniziarne a scrivere uno nuovo.
Dopo quattro anni, i ricordi sono sfocati, anche riaprendo le foto e i tracciati gps, non tutto torna in mente.
Ricordo di aver lasciato il magnifico bivacco Riparo Padre Rino, lungo l’Alta Via dei Monti Liguri il 20 ottobre, inerpicandomi su per lo scosceso sentiero che avevo percorso il giorno prima in discesa. 150m di dislivello verticali solo come i liguri sanno fare, sulle loro montagne a picco sul mare. Per prati aperti, passo per il Rifugio Monte Argentea, sistemato da poco. Da li pochi ricordi. Prati ampi, poi boschi fitti di latifoglie, il Passo del Faiallo, il Passo del Turchino e la pausa pranzo sul Monte Pennello con una vista stupenda e un bivacco (chiuso…) nuovo nuovo…sarà che il CAI lo voglia tenere tutto per se!! Da li, altri boschi, fino ad arrivare all’Osservatorio Naturalistico D. Barabino, in località Bric di Guana. Lì, fortunatamente, oltre ad una vista magnifica sul Lago Lungo, c’era anche un bel posticino al chiuso, accogliente, perfetto per la notte.
Il giorno successivo, il 21 Ottobre, ancora meno ricordi. Vedo sulla carta che sono passato sotto il Monte Taccone, il Passo della Bocchetta, il Passo dei Giovi fino ad arrivare al Santuario di Vittoria. Le foto ricordano solo nuvole basse e nebbia, forse per questo i ricordi sono pochi. La notte credo di averla passata sotto una tettoia, dietro al santuario, ma non ne sono troppo sicuro.
Del 22 ottobre, invece, qualche ricordo in più torna in mente. DaVittoria, un sentiero si snodava, perdendo quota, in un bosco che poco alla volta si lasciava alle spalle la vegetazione montana, accogliendo al suo interno varie piante da bassa quota, arbusti, poco curati.
Mi stavo avvicinando alla fine, e per fare il mio ingresso a Genova, il sentiero dei Forti mi sembrava la cosa più bella.
Una cresta, che si distacca dai Monti Liguri, dominata da una lunga serie di Forti, che vegliavano su Genova nell’epoca della fiorente Repubblica Marinara.
Ho superato il Passo della Crocetta, il Monte Carossino, il Monte Mezzano, Monte Butegna e Monte Corvo. Sono arrivato per sera al Forte Diamante. Ho trascorso il momento della cena godendomi la vista mozzafiato su Genova, e poi a letto, sperando di dormire, vista la carica dell’ultima notte!
23 Ottobre. La sveglia è all’alba, il sole sorge alle spalle, illuminando lentamente il golfo genovese. I Forti, distribuiti lungo la cresta, si risvegliano pian piano. Ho preparato per l’ultima volta lo zaino, piegato la tenda che, per quattro mesi e mezzo, mi sono portato appresso, come casa, riparo, posto sicuro. Mi sono caricato lo zaino in spalla e incamminato lungo l’ultimo sentiero di questa fantastica avventura che stava volgendo al termine.
Uno dopo l’altro, mi sono lasciato alle spalle il Forte Diamante, il Forte Fratello Minore, il Forte Puin, il Forte Sperone e il Forte Castellaccio. Tantissimi pensieri riempivano la testa. Un viaggio che finiva, il ritorno alla “civiltà”, dalla quale mi sono discostato per oltre quattro mesi, prediligendo sentieri e montagne, la natura e le notti sotto alle stelle.
Gli scarponi hanno iniziato a calpestare asfalto…non erano più abituati. Lassù, qualche chilometro prima, un’Appennino che avevano appena conosciuto continuerebbe verso sud, la spina dorsale dell’Italia. Fantasticherie su come sarebbe bello non fermarsi, lasciare i piedi liberi di camminare su sentieri poco battuti.
In quel momento, però, bisognava fermarsi, e placare la voglia di andare oltre.
Il chiasso delle persone mi ha riportato improvvisamente alla realtà. Non ero più abituato al rumore che la gente riesce a generare, semplicemente parlando, camminando, socializzando. Per me gli ultimi mesi sono stati caratterizzati dal rumore delle foglie, dalla pioggia battente e del vento.
Mi sono mosso quasi spaesato tra i vicoli di Genova concedendomi una colazione con caffè e due pezzi di focaccia. A quel punto mi sono diretto al Porto Antico. Trovando una panchina libera, ho posato lo zaino, mi sono seduto. Davanti a me solo acqua, il mare. Il vuoto.
Mare e montagna, la natura agli opposti, che però, con il silenzio e la tranquillità che riescono a trasmetterti, sono più simili di quanto sembra.
Ho preso lo Spot (localizzatore GPS) dallo zaino, ho premuto il bottone che segnalava: “Sono qui, sono arrivato, il viaggio è terminato.”
Sono riuscito a prendermi ancora un’oretta di tempo per me, poi è stata festa. Parenti e amici erano già lì, nella capitale ligure, pronti ad accogliermi e festeggiare. Striscioni, bottiglie di prosecco e musica. È stato emozionante rivedere dopo tanto tempo le persone care che a distanza mi hanno seguito, supportato, aiutato, hanno fatto fatica pensarmi distante in questi mesi.
Abbiamo festeggiato, pranzato. Dopo mesi a camminare coprendo circa 20km al giorno, in poco più di due ore ho percorso 200km. Sono arrivato a casa, a Varese, tra le mie montagne, quelle che mi hanno insegnato a sognare e che sicuramente non smetteranno ora di farmi immaginare e progettare nuove avventure circondato da vette, valli, torrenti e boschi.
Stay Tuned…
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